Mentre Washingtonpreme sui Paesi europei perché smobilitino in favore di Kiev i circa 300 miliardi di dollari sequestrati all’inizio del conflitto e prevalentemente allocati a Bruxelles, resistenze e preoccupazioni non riguardano solo i Governi ma anche gli ambienti della finanza mondialetimorosa della ripercussionisui mercati e delle ritorsioni di Mosca.
In verità di queste ultime si parla e scrive poco, ma sulla stampa russa qualcuno comincia a fare i conti e a prevedere le reazioni. I commentatori più cauti ricordano che una situazione simile era già stata osservata dieci anni fa, quando furono introdotte le sanzioni anti-russe dopo l’occupazione della Crimea.
Allora fu proposto un disegno di legge che prevedeva la confisca compensativa dei beni delle società occidentali in caso di violazione del principio di inviolabilità della proprietà privata, introdotto e difeso dall’Occidente come caposaldo economico finanziario.
Si fecero dei calcoli dai quali risultava che in Occidente c’erano quasi 400 miliardi di dollari di beni russi, ma c’erano anche circa 720 miliardi di dollari di beni occidentali in Russia. Nella sostanza quando alla fine delle sanzioni occidentali, alla Russia rimanevano in attivo per 300 miliardi di dollari. Ma erano calcoli dettati dallapropagandae non dalla realtà
Invece tutte queste risorse furono “congelate”e, per decisione della UE vengono (per ora) solo erogati gli interessi derivanti da questi capitali anche se ormai la definitiva confisca sono ormai all’ordine del giorno delle Cancelleria occidentali.
E’ evidente che in questo caso, oltre alle preoccupazione degli ambienti finanziari internazionali, scatterebbe la ritorsionedi Mosca.
Alcuni commentatori russi citano ad esempio Prendiamo, ad esempio la posizione dichiarazione del Ministero degli Affari Esteri finlandese (nel gennaio 2023) sul congelamento dei beni russi per un valore di 200 milioni di dollari. La risposta arrivò nell’aprile dello stesso anno: con decreto presidenziale, per il quale il 98% delle azioni della società di generazione Fortum (una filiale della finlandese Fortum) furono trasferite al demanio statale russo.
Secondo la stima più prudente, il volume degli investimenti di questa azienda nell’economia russa supera i 4 miliardi di euro. I finlandesi indignati chiesero un arbitrato internazionale, ma nessuno in russi si affrettò ad annullare il decreto, ma non ottennero nulla.
Ora l’attuale “gestione esterna” degli impianti da parte del Governo russo significa che il proprietario originario non ha più il diritto di prendere decisioni di gestione. Mentre il manager esterno riceve poteri che gli consentono di garantire l’efficienza delle imprese in base alla loro importanza per l’economia russa.
Questo non è l’unico caso di rafforzamento e controllo sulle attività delle grandi imprese occidentali già in corso, e la maggior degli altri esempi riguarda la nazionalizzazione di impianti industriali strategici, in cui una certa quota della gestione appartiene a società straniere., Anzi, di alcune di queste imprese sono emerse prove della privatizzazione illegale di queste imprese negli anni ’90.
Tuttavia in Russia esistono ancora diversi tipi di attività estere; investimenti finanziari diretti in varie società russe (senza partecipazione alla gestione); joint venture e alcune imprese hanno lasciato il Paese in perdita (come Ikea, per esempio).
Ma sulla base di una valutazione sommaria delle statistiche nazionali. nel caso Mosca dovesse ricorrere a ritorsioni
la Francia perderebbe fino a 16,6 miliardi di dollari,
i Paesi Bassi – fino a 50,1 miliardi,
il Regno Unito – fino a 18,9 miliardi,
la Svizzera – fino a 28,5 miliardi,
la Germania – fino a 17,3 miliardi,
l’Italia – fino a 12,9 miliardi,
il Giappone – fino a 4,6 miliardi,
il Canada – fino a 2,9 miliardi
e gli Stati Uniti – fino a 9,6 miliardi Una inezia per loro).
Totale 161,4 miliardi di dollari, il 53,8% di quello che otterrebbero in Occidente, chi più chi meno, con la confisca dei loro beni.
Certamente un conto a perdere per la Russia, con la curiosa situazione che l’Occidente, comunque, dovrebbe metterci 140 miliardi di suo per sostenere Kiev, mentre secondo i calcoli del fondo Monetario internazionalel’Ucrainaha bisogno di 300 miliardi subito di 50 ogni anno.
GiElle