di Giuliano Longo
Prima di entrare in carica, il presidente Joe Biden twittava “Niente più assegni in bianco per il dittatore preferito di Trump”, riferendosi al presidente egiziano Abdel Fatah al-Sissi.Nel febbraio 2021 annunciava la fine del supporto militare statunitense alle operazioni offensive saudite nello Yemen. In effetti il 2021 ha effettivamente visto il più grande calo mai registrato di vendita di armamenti, ma nel 2022 un nuovo in aumento a ha già superato di gran lunga tutto il 2021. In altre parole questa amministrazione eguaglia qualsiasi altra amministrazione recente in termini di volume e valore di vendita di armi e questo vale anche per i paesi dove i diritti umani sono un optional di scarso rilievo. Vediamo i dati. Nell’ultimo anno dell’amministrazione Trump le vendite militari all’estero degli Usa hanno raggiunto 111 miliardi di dollari, il volume più alto dal 2001 come riporta il Security Assistance Monitor di Washignton. Poi, nel 2021, il primo anno dell’amministrazione Biden, quei numeri sono diminuiti drasticamente e le offerte di vendita nel 2021 sono ammontate a poco più di 36 miliardi di dollari, il totale più basso degli ultimi anni. Nel 2020 Trump accettò di vendere agli Emirati Arabi Uniti 23 miliardi di dollari di armi, inclusi 50 aerei F-35, una gamma di munizioni e droni MQ-9 Reaper. È naturale che le offerte fossero successivamente in calo per effetto della saturazione degli ordini, ma anche così, 36 miliardi di dollari erano insolitamente bassi. Eppure nel 2022, ad agosto, le offerte di vendita di armi da governo a governo hanno già raggiunto $ 57 miliardi, con un rimbalzo che fa ben sperare l’apparato industriale/. Cosa ci mostrano i dati sui destinatari delle armi statunitensi? Nel 2020, l’ultimo anno dell’amministrazione Trump, i primi cinque destinatari di offerte sono stati Emirati Arabi Uniti, Giappone, Finlandia, Svizzera e Taiwan. Nel 2021, il primo anno dell’amministrazione Biden, i primi cinque sono stati Grecia, Australia, Israele, Filippine e India.Nel 2022, finora, sono l’Indonesia, la Polonia, l’Egitto, la Giordania e gli Emirati Arabi Uniti, seguiti dall’Arabia Saudita al sesto posto. Ogni anno tutte le amministrazioni hanno incluso Paesi con gravi violazioni dei diritti umani: gli Emirati, con la partecipazione alla coalizione guidata dal Golfo in Yemen, le Filippine, con la sua draconiana “guerra alla droga” e l’Egitto, con i suoi attacchi sistematici ai difensori dei diritti umani. Nel febbraio 2021, l’amministrazione Biden ha notificato al Congresso una proposta di vendita di 168 missili Rolling Airframe all’Egitto per un valore di 197 milioni di dollari, pochi giorni dopo l’arresto dei parenti dell’attivista egiziano-americano Mohamed Soltan. L’Arabia Saudita è stata un altro banco di prova, data la sua brutale campagna in Yemen. Nel 2021, l’Arabia Saudita è passata dal 17° più grande destinatario di offerte di vendita militari straniere statunitensi a $ 640 milioni, al 9° più grande destinatario a $ 1,15 miliardi. Anche se le vendite di armi avvengono spesso su contratti pluriennali, nel 2021 emerge che questi impegni siano stati sottoscritti molto prima del mandato del presidente Biden, ma in ogni caso la sua amministrazione ha dato il via libera per continuare sulla via degli accordi tracciati. Tutto ciò avviene nel contesto dell’aumento delle esportazioni di armi statunitensi in generale, mentre calano le esportazioni dai principali concorrenti statunitensi, in particolare Russia e Cina. Come riportato a marzo dallo Stockholm International Peace Research Institute, negli ultimi anni le vendite di armi statunitensi hanno preso una quota maggiore del mercato globale, mentre le esportazioni di armi di Russia e Cina sono diminuite. Infine, vale la pena ricordare le pressioni che l’amministrazione sta subendo per aumentare i trasferimenti di armi alla luce dell’invasione russa dell’Ucraina, come la commessa per 6 miliardi di dollari in carri armati e attrezzature M1 Abrams alla Polonia con lo scopo di rafforzare i vicini dell’Ucraina. Finora, le armi destinate all’Europa e alla NATO costituiscono circa il 38% delle vendita di militari all’estero del 2022. Tuttavia, la maggior parte dei trasferimenti di armi all’Ucraina avviene come assistenza alla sicurezza e non come vendita di armi, seguendo processi separati. Resta il problema della trasparenza tutto interno alle istituzioni americane, ma anche sotto questo aspetto non sembra che Biden voglia cambiare gran che.