Esteri

Il Congresso degli Stati Uniti voterà un massiccio aiuto all’Ucraina?

Di giuliano Longo

 

L’amministrazione Biden chiede al Congresso 61,4 miliardi di dollari di cui 30 per l’acquisto di armi all’Ucraina mentre una parte non dichiarata di questi fondi servirà per ricostituire le scorte belliche degli Stati Uniti.

 

Altri 14,4 miliardi sarebbero necessari per sostenere l’intelligence e il supporto alla difesa degli Stati Uniti, il che significa pagare le operazioni statunitensi a sostegno della guerra sia all’interno che all’esterno dell’Ucraina.

 

E ancora, 16,3 servono per mantenere in funzione il governo ucraino, pagare stipendi e pensioni e per “assistenza alla sicurezza” formulazione piuttosto oscura, mentre 481 milioni servono per sostenere gli ucraini che sono fuggiti negli Stati Uniti.

 

Ognuna di queste poste avrebbero dovuto essere proposte separatmente, ma Biden sta tentando di collegare gli aiuti ucraini a quelli israeliani, anche se Tel Aviv otterrebbe solo un quarto di quanto destinato a Kiev.

 

Secondo molti osservatori statunitensi questi importi sarebbero già insostenibili anche se il conflitto ucraino volgesse al meglio, ma ora l’opinione diffusa al Pentagono e alla Nato è che al fronte ci si trovi in una situazione di stallo, ben che vada. “Preparatevi alle cattive notizie” ha detto l’altro ieri dice il capo della NATO Jens Stoltenberg.

 

Invece Kiev lamenta insistentemente di non aver avuto tutto l’armamento necessario per vincere, anzi accusa l’occidente del sostanziale insuccesso dell’offensiva lanciata da giugno, anche se ha ha ricevuto enormi quantità di armi che hanno ridotto le scorte belliche degli Stati Uniti e dell’ Europa, oggi a livelli pericolosamente bassi.

 

Ma Biden fa sapere ai deputati di Capitol Hill che se non approveranno il massiccio piano di erogazioni proposto l’Ucraina non sarà in grado non solo di vincere, ma nemmeno di resistere nel conflitto.

 

Il fatto è che l’Ucraina soffre molto più di una semplice carenza di armi perché è anche a corto di uomini da mandare al fronte. L’ultima draconiana campagna di reclutamento ha raggiunto solo l’8% del suo obiettivo anche se Kiev ha assunto “reclutatori” finanziati dalloStato, i cui nomi non sono nemmeno noti per timore che vengano minacciati o peggio.

 

A peggiorare le cose stanno stanno i licenziamenti di Zelensky di alcuni “reclutatori” per corruzione e mazzette anche se con le attuali disposizioni di legge chiunque abbia meno di 70 anni può essere arruolato involontariamente e le persone soggette alla leva non possono uscire dal Paese senza uno speciale permesso parlamentare.

 

Ma il parlamento di Kiev, la Verchovna Rada ha approvato tre leggi degne di nota. La prima legge vieta l’insegnamento o l’uso della lingua russa in Ucraina.

La seconda estende l’età ammissibile al reclutamento e ora include le donne.

La terza conferma che non ci saranno elezioni sotto la legge marziale, e anche dopo l’eventuale fine della guerra, non ce ne saranno elezioni per altri sei mesi. La legge si applica alle elezioni presidenziali e parlamentari.

 

Giusto per non farsi mancar niente in termini di libertà e democrazia la Chiesa Ortodossa russa,oltre che discriminata è sotto attacco con il sequestro delle sue proprietà, ha subito   alcune condanne penali fra le quali quella di un capo della Chiesa che è stato condannato a 5 anni di reclusione e alla confisca dei beni peri presunti crimini contro lo Stato.

 

Anche il metropolita Pavel di Vyshgorod, abate della Lavra delle Grotte di Kiev, è stato tenuto agli arresti domiciliari dopo una breve incarcerazione, con un attacco simile alla nota tattica del fu partito comunista polacco contro il clero cattolico romano.

 

Nonostante i persistenti peana dell’Occidente a Zelnsky, difensore della democrazia, ormai è diffusamente noto che nei Palazzi di Kiev è in corso una lotta per il potere. Numerosi rapporti di intelligence, pubblicati anche sui media occidentali, dicono che Zelenskyj sta cercando di mettere da parte il generale Valerii Zaluzhny, ma non è l’unica crepa a Kiev poiché le critiche al Presidente arrivano da diverse parti, non ultimo anche quelle del sindaco di Kiev, Vitali Klitschko, schierato apertamente con il generale.

 

Forse la cosa più interessante di tutte è il modo in cui l’ex presidente dell’Ucraina, Petro Poroshenko, che aveva ottenuto il permesso dallla Verkhovna Rada, di lasciare il paese è stato bloccato alla frontiera polacca.

 

Ufficialmente Poroshenko aveva in programma di incontrare i leader parlamentari polacchi e di recarsi negli Stati Uniti, eventualmente , per incontrare il presidente della Camera dei rappresentanti statunitense, Mike Johnson.

 

Ma quando è arrivato al confine polacco è stato bloccato per ordine del servizio di sicurezza ucraino, la SBU, mentre il governo Zelenskyj ha affermato che Poroshenko avrebbe avuto un incontro con Victor Orbán (definito filorusso) che avrebbe danneggiato gli interessi dell’Ucraina. Se non fosse che l’’Ungheria è un membro della NATO e non c’era motivo per bloccarlo l’ex leader ucraino al confine polacco, mentre Orban non ha mai confermato il possibile incontro.  

 

Sul campo di battaglia le cose non vanno bene, i russi continuano ad avanzare in quasi tutti i settori, anche se il clima in Ucraina, gelido e nevoso, potrebbe fermare temporaneamente la loro avanzata militare.

 

A Mosca, il presidente Putin ha annunciato che all’esercito verrà rinforzato con 170.000 uomini portando la forza totale a 1,32 milioni di soldati comprendendo sia coscritti che soldati a contratto, ma puntando slo sui volontari retribuiti, simili all’AFV (All Volunteer Force) statunitense.

 

Considerati i problemi interni a Kiev e le significative perdite sul campo di battaglia da parte ucraina (ovviamente pesantissime anche per i russi), aumentare ulteriormente gli aiuti militari all’Ucraina è una proposta rischiosa perchè la Russia continuerà a portare avanti la guerra con una probabile intensità senza pari.

 

In conclusione, i miliardi destinati a Kiev da Biden e richiesti al Congresso, potrebbero avere senso per un periodo breve, a quel punto la situazione politica e militare potrebbe chiarirsi indicando l’unica via d’uscita nell’apertura di un colloqui fra Russia e Ucraina. ​

 

Ma è nostra opinione che sino all’esito delle elezioni presidenziali americane queste condizioni non si verificheranno anche se già oggi in Occidente mancano i tempi per ricostituire le scorte di armi, i fondi per farlo (almeno in Europa), ma soprattutto l’entusiasta consenso dell’opinione pubblica a Kiev , come agli esordi dell’invasione.

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