Politica

La fine del Terzo Polo mette in dubbio che possa esistere un centro indipendente dai poli

 

di Fabiana D’Eramo

 

Mentre Carlo Calenda e Matteo Renzi litigano sul motivo del decesso, sul cadavere del Terzo Polo si riaprono i giochi. “Il progetto del partito unico è definitivamente morto”, ha annunciato il leader di Azione, e dunque “andremo avanti con due partiti e, se ricomporremo il clima, ci alleeremo dove sarà possibile”. È infatti già tempo di chiedersi, d’ora in poi, da che parte andare e con chi correre. Soprattutto in vista delle elezioni europee del 2024. Azione e Italia Viva sono due piccoli partiti che solo assieme sono riusciti a raccimolare le forze necessarie per affacciarsi, quasi, alle porte dell’8% alle ultime politiche, e adesso ciascuno da solo dovrebbe fare i conti con le soglie di sbarramento (alle prossime europee, al 4%). Per sopravvivere quindi bisogna guardarsi attorno, e forse rinunciare a quell’indipendenza conferita dall’unione tra i due partiti. L’indipendenza di un progetto unico e organico di centro, più o meno equidistante dai poli destra-sinistra. Un’alternativa per chi voleva uscire dall’ingranaggio dicotomico della politica italiana. Ma adesso che ci sono due Terzi poli con lo stesso programma quell’indipendenza non c’è più, non si hanno i numeri per tenerla in piedi.  Ed ecco che Calenda non esclude un’alleanza con il Pd di Schlein (che però si alleerebbe con i Cinque Stelle), mentre Renzi guarda a Forza Italia. Se per il primo l’alleanza con la sinistra più radicale sarà più dura – la brusca rottura della scorsa estate tra Azione da una parte e i radicali di Più Europa e il Pd di Letta dall’altra ancora brucia, tra commenti acidi e cuori su Twitter – il direttore de Il Riformista invece riesce già ad immaginare la migrazione di molte personalità di FI verso una destra più moderata di quella di governo, soprattutto nel post-Berlusconi. D’altronde il processo è già partito quando il Terzo Polo ha accolto Mara Carfagna e Maria Stella Gelmini. Ma c’è nelle mire dell’ex premier anche quella fetta di riformisti del Pd che non si trovano a loro agio nel partito di Elly Schlein. Intanto è ufficiale: alle europee Azione e Italia viva si presenteranno con due liste diverse. Lo strappo sembra quindi irreversibile. Calenda ritiene che sia comunque meglio per la sua sopravvivenza continuare senza l’ingombrante alleato, mentre l’ex premier aveva già dato più di un segnale di non credere fino in fondo al progetto e di volersi lasciare una via di uscita.  Ma nonostante il naufragio del progetto, Renzi insiste che ci sia “uno spazio politico reale, in un Paese stretto tra il sovranismo di destra e il populismo di sinistra, ed è uno spazio che Italia Viva vuole continuare a far crescere insieme alle tante realtà politiche e civiche che hanno dato forza al progetto del Terzo polo in questi mesi”. Anche se, a ben vedere, il gioco di alleanze che si sta creando va a suggerire una profonda crisi del progetto centrista. Non solo per l’incapacità di Azione e Italia Viva di lavorare sui punti in comune, ma anche per l’improbabilità di uno scenario in cui il centro sarà indipendente dai poli. Con Calenda che cerca alleati a sinistra e Renzi a destra, resta poco spazio per un programma che corrisponda ad una vera alternativa numero tre. E forse questa alternativa non è nemmeno così richiesta come immagina il leader di Italia Viva. La vittoria di Giorgia Meloni alle elezioni poltiche e quella di Elly Schlein alle primarie del Pd mostrano al contrario una forte domanda di polarizzazione, una necessità di schierarsi nettamente da una parte o dall’altra. A destra o a sinistra. Mentre resta un buco al centro.

aggiornamento terzo polo ore 15.02

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