Politica

Lega e FI litigano sulla bandiera Ue – e non solo

di Fabiana D’Eramo

 

”Qualche ignorante, anche candidato alle elezioni europee, si prende gioco della bandiera dell’Europa”. Parole, quelle del ministro degli Esteri Antonio Tajani, indirizzate non all’altro lato dello sprettro politico ma a un paio di alleati. Il leader di Forza Italia ha partecipato a un evento elettorale a Verbania, in Piemonte – dove si voterà anche per le regionali – in vista delle elezioni per Strasburgo. Destinatari dell’attacco, il senatore della Lega Claudio Borghi e il candidato imposto dal vicepremier Matteo Salvini, Roberto Vannacci.

Il senatore del Carroccio si è stretto nelle spalle. Ha risposto a Tajani che se vuole la bandiera la può usare anche come coperta, ma lui la proposta di legge per l’abrogazione dell’obbligo di esporla dentro gli uffici pubblici la rivendica eccome. Vannacci non commenta ma, nei giorni scorsi, era intervenuto sul tema dicendo che la bandiera blu “con tante stelle” non rappresenta niente e, se vuole avere una sua identità, l’Ue dovrebbe cercarsi un animale simbolo, come “la Russia ha l’orso e gli Usa l’acquila”.

La polemica scalda il centrodestra. Una coalizione tanto unita e compatta dall’inizio della legislatura, salvo le continue allucinazioni su spaccature e crisi interne, che traballa per l’esposizione della bandiera.

In realtà, Tajani ha ridadito che “non c’è alcuno scontro nel governo” e, a chi gli ha chiesto se per caso si stesse riferendo a qualcuno in particolare, ha risposto che la frase era riferita a tutti, “affinché tutti sappiano cos’è la bandiera europea”. Perché il viceministro si è impegnato a spiegare il senso delle dodici stelle, lo sfondo blu, le radici cristiane – anche se, a onor del vero, la bandiera poco ha a che fare con la religione, ma piuttosto con gli ideali, laici, di unità, solidarietà e armonia tra i popoli d’Europa. Borghi lo ha preso in giro, “il simpatico Antonio Tajani si lancia in spericolate interpretazioni esoteriche della bandiera Ue”, e ha ribadito: “non voglio essere l’unico Paese con l’obbligo di esporla a fianco della bandiera nazionale”.

La disputa che vede contrapposti i vertici di Forza Italia e della Lega coinvolge anche il capogruppo forzista al Senato Maurizio Gasparri che, con la stesso tono, ironizza: “I borghi sono la bellezza d’Italia”, ma “in politica invece sono meno apprezzati”. Il riferimento è anche al Borghi di Italia Viva, Enrico, ma sul leghista infierisce: “Passato dalle evocazioni pro Padania all’ottimo slogan ‘prima gli italiani’, dopo l’Italia scoprirà anche l’Europa. Noi attendiamo pazienti.”

Forse la crisi non c’è, ma battute e frecciatine lasciano trapelare che stima e rispetto reciproco scarseggino. Ma non è un caso che il terreno di scontro sia proprio quello europeo. La competizione per l’europarlamento si gioca su base proporziale. Non fa premio una condizione coalizionale, ma l’offerta e l’appeal di ogni singolo partito. È quindi naturale che tutti corrano da soli. D’altronde Forza Italia aderisce al Partito popolare europeo, mentre la Lega fa parte del gruppo Identità e Democrazia, che si colloca sotto la voce euroscetticismo e populismo di destra. Le due diverse anime della coalizione di Giorgia Meloni, una più moderata, di centro, e l’altra a destra della destra, vicina al nazionalismo francese a la Le Pen, hanno qui l’opportunità di giocare rincorrendo ognuno il proprio elettore tipo, dando sfogo anche a quei conflitti interni che nel contesto di governo sono costretti ad ingoiare.

Perché se è vero che FI e Lega vanno d’accordo su molte cose – sul ‘mini-condono’ di Salvini (“noi difendiamo sempre la casa”, ha precisato Tajani) e sulla necessità che venga rivista la normativa europea sulle ‘Case green’, come sostiene da sempre il partito di Salvini – è vero anche che c’è del disaccordo. La Lega accetta ancora a fatica che quello con l’Unione europea non sia pensato per essere un rapporto conflittuale, e Forza Italia prova ancora imbarazzo per la candidatura di Vannacci. Idee diverse anche sui diritti LGBTQ+ e sul no del governo alla presa di posizione dell’Ue in loro difesa. “Non confondiamo la teoria del gender con i diritti delle coppie e delle persone omosessuali”, ha commentato Tajani prendendo le distanze dalle dichiarazioni più oltranziste della ministra per la famiglia Eugenia Roccella. Votare contro, per Forza Italia, significa far “vincere la linea Vannacci”. E, a quanto pare, la linea del partito di Tajani corre su binari diversi. Per il bene del governo, starà alla premier Meloni fare in modo che i due treni non si incrocino solo per scontrarsi.

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