Ancora una volta Vladimir Putin vince le elezioni legislative russe, ma perde consenso. Il suo partito, Russia Unita, si aggiudica il 45% dei voti e conquista 240 dei 450 seggi della Duma, il Parlamento di Mosca. Un dato in forte calo rispetto al 54% delle preferenze registrato nel 2016. La “responsabilità” è anche del boom senza precedenti del partito comunista, che raddoppia i voti passando dal 13% del 2016 a quasi il 25%. Putin non si è recato al quartier generale della campagna a Mosca perché è in autoisolamento dopo che decine di persone del suo entourage sono risultate contagiate dal coronavirus. Dopo il partito comunista si piazza il Partito Liberal-Democratico di Russia dell’ultranazionalista Vladimir Zhirinovsky ed il Partito una Russia Giusta sono intorno all’8%. L’opposizione che ruota attorno all’attivista Alexei Navalny ha parlato di brogli elettorali, segnalando diffuse violazioni. Secondo l’agenzia di stampa Interfax, i funzionari elettorali hanno ricevuto almeno 750 denunce di brogli durante il voto, mentre gli osservatori indipendenti dell’organizzazione Golos hanno elencato migliaia di irregolarità a livello nazionale, la maggior parte documentate con fotografie e filmati. Nell’ ultimo giorno delle legislative, i sostenitori di Navalny hanno accusato Google di aver bloccato i link di accesso ai Google Doc utilizzati dal movimento dell’attivista per diffondere la lista di candidati anti-Cremlino.
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