Politica

Par condicio: slitta duello tv tra Schlein e Meloni

 

di Viola Scipioni

 

Il 9 aprile, la Commissione di vigilanza Rai, che si occupa di sorvegliare la qualità del servizio radiotelevisivo, ha approvato un nuovo emendamento che modifica il funzionamento della par condicio in vista delle elezioni europee di questo giugno. Secondo le opposizioni, la nuova norma favorisce molto le destre al governo, lasciando alla maggioranza molto più spazio per esprimersi rispetto alle altre forze politiche. Nel caso della Rai la situazione diventa preoccupante perché lo stesso principio della par condicio prevede che, all’interno delle reti pubbliche, sia dato il medesimo spazio sia alla maggioranza che all’opposizione; diversamente, invece, è il caso di Mediaset o di qualunque altra rete privata: in questi casi, non è infatti prevista la regolamentazione per quanto siano comunque obbligatori pluralismo, imparzialità, indipendenza e obiettività. L’emendamento è stato presentato da FdI, Lega e Noi Moderati, con l’obiettivo di modificare una delibera dell’Agcom: “i programmi di approfondimento informativo, qualora in essi assuma carattere rilevante l’esposizione di opinioni e valutazioni politico-elettorali, sono tenuti a garantire la più ampia possibilità di espressione, facendo in ogni caso salvo il principio della notiziabilità giornalistica e la necessità di garantire ai cittadini una puntuale informazione sulle attività istituzionali e governative”. In altre parole, resta la norma di concedere lo stesso spazio sia alla maggioranza che alle opposizioni, ma se sullo schermo è presente un ministro del governo, egli sarà libero di parlare quanto vuole perché legittimato dall’informare i propri cittadini sull’andamento dei lavori dell’esecutivo.

Non è tardata ad arrivare la protesta dei giornalisti Rai che, durante i telegiornali serali, hanno comunicato il proprio dissenso: “la maggioranza di governo ha deciso di trasformare la Rai nel proprio megafono, lo ha fatto attraverso la Commissione di vigilanza che ha approvato una norma che consente ai rappresentati del governo di parlare nei talk senza vincoli di tempo e senza contraddittorio. Non solo, Rai News 24 potrà integralmente trasmettere i comizi politici senza alcuna mediazione giornalistica, preceduti solamente da una sigla. Questa non è la nostra idea di servizio pubblico, dove al centro c’è il lavoro delle giornaliste e dei giornalisti che fanno domande anche scomode, verificano quanto viene detto, fanno notare incongruenze. Per questo, gentili telespettatori, vi informiamo che siamo pronti a mobilitarci per garantire a voi un’informazione indipendente, equilibrata e plurale”. Se è vero, da un lato, che la maggioranza da quando è al governo ha sempre cercato di oscurare le opinioni diverse dalle proprie, dimostrando intrinsecamente quanto sia lontana dal pluralismo in senso stretto, dall’altro è impossibile non notare come la norma della par condicio, oltre ad essere datata, dimostra di essere debole ed inefficace: entrata in vigore nel 2000 per merito del governo D’Alema, serviva principalmente per evitare che Berlusconi, allora detentore di Mediaset, usasse le proprie reti per svolgere una campagna elettorale assordante ai propri telespettatori. La par condicio, però, non ha permesso a Berlusconi di non essere eletto più volte da allora ma, parlando di fenomeni più recenti, non permette neanche a Schlein e Meloni di dibattere sulle reti Rai. Uno scontro di questo tipo, infatti, prevede anche la presenza di leader di altri partiti proprio per permettere la giusta visibilità: si era parlato di una discussione condotta da Bruno Vespa alla vigilia delle elezioni in Basilicata del 20 e 21 aprile, ma se già da prima era pressoché impossibile adesso lo è ancora di più. Al momento, si sta valutando di svolgere il dibattito su una piattaforma esterna addirittura anche dalle reti televisive, come Instagram, testimoniando l’incapacità della politica attuale di adattarsi ai cambiamenti oppure di applicarli soltanto in situazioni a proprio favore.

Related posts

Pensioni, spunta l’ipotesi uscita 63 anni, ma solo per i lavori usuranti

Redazione Ore 12

Ecco perché la Cei ha bocciato l’Autonomia differenziata: “Mina la solidarietà tra le Regioni”

Redazione Ore 12

Curcio (Protezione Civile): “Siamo in guerra e servono norme da guerra”

Redazione Ore 12