Politica

Tajani: “Scontro con Salvini? Nessuna ricaduta sulla maggioranza”

di Fabiana D’Eramo

“E’ sempre stato chiaro che abbiamo posizioni diverse. Partiamo da famiglie diverse. Ma questo non ha alcuna ricaduta sull’attività di maggioranza e governo”, assicura Antonio Tajani quando gli chiedono se ci sono tensioni nell’esecutivo. E quindi se ci sono tensioni con la Lega di Matteo Salvini, considerando che i due vice si trovano agli estremi opposti dello spettro del centrodestra, con Giorgia Meloni ancora indecisa su dove riposizionarsi.

Ad ogni modo il governo resta saldo, insiste Tajani, anche se comunque i tre leader della maggioranza dovrebbero essere in contatto per vedersi in settimana per un vertice chiarificatore in cui sciogliere i nodi che resistono tra Lega e FI.

“Forza Italia è sempre stata in prima fila per realizzare il programma senza creare alcuna turbolenza”, continua il ministro degli Esteri, “intendiamo arrivare a fine legislatura con la maggioranza di centrodestra. Posso assicurare tutti gli italiani che non ci sarà alcun problema per quanto riguarda la tenuta della maggioranza”.

Eppure nel frattempo inizia una fase di rinnovamento del partito per contare di più in Parlamento, e questo potrebbe portare ad altre tensioni e riequilibri nel centrodestra. Tajani, con la spinta di Marina e Pier Silvio Berlusconi, punta ad accogliere i moderati per pesare di più tra Camera e Senato. Il figlio del fu Cavaliere aveva detto proprio qualche giorno fa che ai moderati manca un nuovo volto, qualcuno in cui riconoscersi. A chi gli ha chiesto se avrebbe raccolto lui l’eredità politica del padre ha assicurato che per ora intende concentrarsi sull’impero di Mediaset.

L’emorragia di voti era iniziata già quando c’era Berlusconi senior, ma se deve ergersi a punto di riferimento dell’ala moderata di destra il partito ha bisogno di affermarsi con forza con una leadership alla pari di quella di Salvini e Meloni. Perché resta ben inteso, nelle parole di Tajani, che i tre vogliono restare compatti per il bene del governo, ma qualcosa si agita sotto la superficie, e Forza Italia deve dimostrare alla famiglia Berlusconi che sa farsi rispettare.

Le turbolenze sono partite dalle nomine europee. Su Ursula “il governo si è astenuto proprio per rispettare le differenti posizioni dei partiti” dell’esecutivo, spiega il leader di FI. “Tutto ciò nulla ha a che vedere con il ruolo dell’Italia in Europa. Siamo la seconda manifattura, siamo la terza economia, siamo un Paese fondatore quindi credo che all’Italia spetti un vice presidente che abbia anche un portafogli di rilievo. Ma dalle scelte in Europa nessuna ricaduta sulla maggioranza.”

Su questo non è d’accordo il capogruppo della Lega alla Camera Riccardo Molinari. Anzi. A Tajani fa direttamente una domanda che suona come una provocazione: “quanto conta FI dentro il Partito popolare se la scelta finale è andata nel segno della continuità e non c’è stato lo spostamento a destra con il coinvolgimento dei conservatori? FI è finita a votare con i Verdi e il Pd”. E, per togliere ogni dubbio sul fatto che, nonostante Tajani ci assicuri accorato, tra i due partiti non tira una buona aria, aggiunge: “Consiglierei di smetterla con le punzecchiature.”

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