I risultati dello studio dell’Ateneo di Bologna , mostrano che le feci di tutte le 45 tartarughe considerate, contenevano detriti plastici, “indipendentemente dal periodo di permanenza all’interno del centro di recupero”, dice la professoressa Silvia Franzellitti, del Laboratorio di Fisiologia animale e ambientale dell’Universita di Bologna, tra le autrici dello studio. “Sebbene i dati ottenuti siano difficili da confrontare con la letteratura disponibile, poichè la maggior parte dei dati pubblicati in passato sono stati ricavati da necroscopie su animali morti, la nostra ricerca ci suggerisce che il livello di contaminazione plastica nelle feci delle tartarughe marine osservate sia piuttosto elevato, sia in termini di frequenza degli individui che hanno ingerito plastica che in termini di concentrazione”.
Il tutto mette il pericolo gli stessi animali visto che i detriti si accumulano nell’ultimo tratto del loro intestino, dove possono restare anche per alcune settimane prima di essere espulsi.
“Abbiamo notato . prosegue- la presenza di specie batteriche adattate a vivere insieme a composti chimici inquinanti, o anche specie potenzialmente patogene, provenienti dall’ambiente, che potrebbero aver colonizzato i detriti plastici prima dell’ingestione, utilizzandoli così per raggiungere l’ecosistema intestinale dell’animale”.
Le tartarughe marine sono testimoni e vittime dell’alto livello di inquinamento da plastica che affligge il mar Adriatico.
“La nostra ricerca stima che ogni anno piu’ di 10 milioni di tonnellate di plastica finiscano negli oceani, tanto che i materiali plastici costituiscono oggi piu’ dell’80% del totale delle sostanze inquinanti nei mari di tutto il mondo. Tra mammiferi marini, uccelli e tartarughe di mare, sono circa 260 le specie animali che rischiano la vita a causa di questi rifiuti: ingerendoli o restando intrappolate. Inoltre, con il tempo la plastica si spezza in piccoli frammenti e filamenti (microplastiche) che possono venire ingeriti da pesci e molluschi, e risalire cosi’ la catena alimentare dei predatori, fino ad arrivare all’uomo”.
AGC GreenCom